Autostima e relazioni
perché mi sento a disagio nelle relazioni?
Evento: Clicca Qui | Data: 17 e 18 Novembre 2023
Capirsi è difficile, parlarsi è complicato. “Ciao mi chiamo L., tu chi sei? Come stai?” Quando si conosce qualcuno fin dai primissimi scambi si può avvertire una sensazione di piacere, di interesse e curiosità oppure preoccupazione, imbarazzo e inadeguatezza. Chiaramente il dialogo evolverà in una direzione o nell’altra in base proprio alla qualità delle emozioni sottostanti.
Ma perché è difficile sentirsi rilassati mentre si è difronte a qualcuno, anche quando si ha tutto l’interesse a conoscere?
I motivi sono vari e si chiamano bisogni di attaccamento: sono quei bisogni innati alla base della spinta innata a creare legami significativi fin dalla nascita. Essi inducono a cercare nell’altro sicurezza, protezione, calore, sostegno e comprensione. Questi bisogni essendo innati sono presenti in noi non solo da bambini, ma per tutta la vita. Sono proprio questi a permetterci di legarci affettivamente a qualcuno in un rapporto significativo. Da piccoli cerchiamo appagamento (inconsapevolmente) da mamma e papà, successivamente si può cercare affetto e comprensione anche nei rapporti amorosi e amicali.
Ma dov’è il problema in tutto questo processo affettivo e relazionale? Il problema è che se la prima relazione di attaccamento è stata sicura allora il messaggio introiettato sarà che dell’altro ci si può fidare e affidare, che tu sei un essere meraviglioso e l’altro amorevolmente ti accoglierà. Questo imprinting ti permette di vivere il mondo adulto relazionale con benevolenza e fiducia interiore. Ma se all’inverso (e ti assicuro che è l’eventualità più frequente) la relazione con mamma, papà o caregiver è titubante, incerta, incostante, preoccupata o addirittura intrisa di trascuratezza e aggressività fisica ed emotiva allora le cose cambiano. In questi casi il messaggio che si introietta è che i rapporti non sono sicuri, perché non è certo che l’altro sia affidabile e accogliente. Questo stato di inquietudine che può variare di intensità a seconda della persona, induce a porsi nei confronti dell’altro con dubbio e ansia. Quindi se non ho trovato nella relazione affettiva un porto sicuro in cui ripararmi dalle intemperie della vita e dalle insicurezze proprie di bambino, il bisogno rimane vivo e desideroso di essere appagato e avrò più difficoltà a sentirmi fiducioso verso un futuro relazionale roseo.
L’ autostima che ruolo ha?
Quando si ha una buona percezione di sé si pensa a sé stessi in termini di apprezzamento e di positività, del tipo “io vado bene, sono una brava persona, piacevole, ho tante caratteristiche e la mia nascita ha un senso in questa vita.”
Vuol dire che nonostante la consapevolezza di avere delle fragilità, limiti e aree da migliorare mantengo una buona percezione di me e delle possibilità che ho.
Questo atteggiamento di accoglienza e rispetto verso sé stessi è anch’esso il frutto di ciò che si è vissuto all’interno della relazione primaria di attaccamento. Si potrebbe riassumere così: “Se mamma mi guarda con amore ed è accogliente verso di me, anch’io mi guarderò con amore e cercherò amore e accoglienza intorno a me”.
In questo caso l’altro è una fonte di sicurezza e nutrimento e l’io si sente altrettanto sicuro e appagato.
Però, come si accennava prima, la maggior parte di noi ha fatto esperienza di vuoti, di incomprensioni, di alternanza tra presenza e assenza emotiva durante la prima infanzia e questo fa sì che l’attaccamento insicuro-ansioso è il più diffuso in assoluto. “L’ altro non è amorevole e affidabile e mi guarda con agitazione/freddezza allora forse io non vado bene“. La bassa autostima è alla base di un vissuto di inadeguatezza e può rendere molto difficile creare delle relazioni sicure e stabili. Questo perché in maniera spesso involontaria si chiede all’altro di risolverci i problemi affettivi che ci portiamo dentro. Chiediamo all’altro, come se fossimo bambini, di darci tutte le certezze che sono mancate nel passato, tutta la presenza di cui si aveva bisogno e che invece è mancata. Queste richieste, più o meno palesi, possono essere così invadenti e pressanti da condizionare il rapporto con un clima di tensione e ansia.
È tutto perduto? Assolutamente no, la nostra fortuna come esseri umani è che siamo in continua evoluzione, quindi tutta la nostra vita può essere considerata un’occasione di miglioramento e trasformazione. Immagina che l’autostima sia come una pianta su un balcone, anche se la pianta è bella e florida è comunque esposta alle intemperie climatiche, vento, pioggia e sole troppo forte potrebbero indebolirla. Quindi ogni tanto è necessario vedere come sta, assicurarsi che abbia tutto ciò che le serve per crescere sana e florida, acqua, concime, giusta illuminazione, ecc. Il rapporto che hai con te stesso cambia la qualità della tua vita privata e relazionale, il problema però è che questa qualità è instabile. Le cose che vivi possono aiutarti a essere più forte, fiero e consapevole o al contrario indebolirti estremamente.
Cosa fai per coltivare il rapporto con il tuo mondo interiore, per aumentare la consapevolezza delle tue risorse e potenzialità, cogliere stimoli che possano allargare il proprio campo visivo, tutto questo può fare la differenza. Perché c’è una verità indiscutibile, quando sto bene con me sto bene anche con gli altri.
Per perseguire questo scopo credo fortemente che possa essere molto utile partecipare a dei laboratori di gruppo esperienziali. In quanto sono occasioni in cui sperimentare, attraverso delle attività pratiche, attivazioni e condivisioni, il mondo emotivo e relazionale. Il clima protetto permette di accogliere le emozioni che emergono e di far luce su cosa blocca e cosa invece aiuta a sentirsi più sicuri.