Sarò come tu mi vuoi,
MA NON LASCIARMIArticolo scritto per peopleforplanet.it
Link: articolo | Data: 28 Ottobre 2020
Sarò come tu mi vuoi,
ma non lasciarmi
La trappola amorosa della dipendenza affettiva
Che cosa succede quando la ragione dice che stiamo vivendo un rapporto malsano eppure si ha troppa paura per chiuderlo?
Come si possono fare compromessi estremi con se stessi pur di ricevere una telefonata o uno sguardo di considerazione?
È quello che succede in un rapporto d’amore basato sulla dipendenza affettiva.
“Lo amo e lo odio allo stesso tempo. Lo odio perché non so stare senza di lui, solo l’idea mi terrorizza e lo amo perché basta un suo sguardo per farmi sentire speciale”
Questo dice la donna imprigionata in una relazione straziante, come quella tra un narcisistae una dipendente affettiva.
La dipendenza affettiva è una dinamica relazionale malsana tra due persone, in cui entrambi i partner sono contemporaneamente vittime e carnefici. La relazione è intrisa di oppressione, controllo e paura, mascherati da premura, gesti carini e costante disponibilità. Ma in realtà l’obiettivo è mantenere il controllo sull’altro.
Tendenzialmente sono di più le donne a rimanere vittime della dipendenza affettiva, questo non vuol dire che non possa accadere anche a un uomo.
Le donne sono più soggette a questo tipo di problema relazionale e affettivo a causa di un retaggio culturale che vede la donna estremamente dipendente dall’uomo, schiacciata da etichette sociali che identificano la ricerca di un compagno come l’unica via per la felicità. Fino a non molto tempo fa la donna era considerata un essere fragile che non può affrontare la vita da sola e purtroppo in maniera velata questo messaggio ancora trapela attraverso i modi di dire, le favole, l’educazione ricevuta e i messaggi dei social media.
Con dipendenza affettiva si vuole indicare una relazione improntata sulla dipendenza reciproca: l’uno non può stare senza l’altro. La mancanza provoca un senso di vuoto e di angoscia pervasiva, quasi come in una sorta di crisi di astinenza da sostanze stupefacenti.
Il concetto principale è che la persona con dipendenza affettiva non riesce a mettere a fuoco i propri bisogni se non in virtù di quelli del partner. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullarsi completamente. Tutto gira intorno alla persona amata, ma proprio tutto. Per il dipendente è importante solo cosa pensa, desidera e fa il partner.
Esattamente come ogni forma di dipendenza la persona non può pensare neanche di allontanarsi dal suo oggetto d’amore. Ha sempre bisogno di sentirsi connessa ad esso in qualsiasi modo possibile.
Anche a costo di rinunciare ai propri bisogni, alla propria autonomia ai propri desideri e al proprio tempo. Tutto passa in secondo piano, anche il lavoro, gli amici, gli impegni e la propria famiglia.
Il dipendente affettivo è estremamente compiacente verso il partner al quale dà la totale priorità.
È importante precisare che in un rapporto d’amore è normale dare priorità al partner e sentirlo al centro dei propri pensieri e desideri. Il che vuol dire che possiamo considerare normale un certo grado di dipendenza tra gli amanti soprattutto in fase di innamoramento.Tale dipendenza in questo caso è finalizzata a fortificare un senso di intimità e di passione.
Ma con il passare del tempo, quando il rapporto si consolida e diventa forte, la dipendenza gradualmente si riduce potendo fare affidamento sulla stabilità del rapporto. Ma questa sana evoluzione delle fasi d’amore non accade nel caso della dipendenza affettiva: in cui la libertà di scelta e di movimento è minacciata dalla paura di essere abbandonati.
Il dipendente affettivo non si sente libero di scegliere e di muoversi nel mondo perché non riesce a tollerare neanche il minimo rischio di potersi allontanare dal partner per paura di perderlo e per paura di non essere più ricambiato.
Il più delle volte il partner del dipendente affettivo è un narcisista che manipola e accentra tutte le attenzioni su di sé. Un partner narcisista è un compagno estremamente egoista che come un vampiro succhia tutto l’amore e le energie che il dipendente gli può dare.
Pertanto una relazione d’amore improntata su questo modello è estremamente disadattiva e problematica. E nel tempo porta solo all’infelicità. I partner non si incentivano a vicenda, non si stimolano a coltivare interessi, a fare esperienze di crescita personale perché hanno troppa paura di perdere un fedele consorte disposto a tutto.
L’emozione di sottofondo a tutto questo è quindi la paura, la paura di perdersi, di perdere la certezza della presenza del partner che è vissuta come unica fonte di salvezza da una sensazione di vuoto.
In questi rapporti quindi l’amore si paga a caro prezzo.
“Tante volte non sono uscita con le mie amiche per stare con lui e vederlo.” “Se sapevo che dovevamo vederci avevo l’ansia di tornare il prima possibile per non fare tardi all’appuntamento. A volte sceglievo addirittura di non fare nient’altro se non aspettare il momento in cui ci saremmo visti.”
Il dipendente affettivo è come il satellite che gira intorno al pianeta, non può smettere di ruotare intorno, ma in questo modo perde totalmente di vista sé stesso.
E più il dipendente si annulla per dare priorità all’altro, più crescerà il suo senso di insicurezza e fragilità. Due elementi che non faranno altro che contribuire ad alimentare la dipendenza dal partner.
Il senso di vuoto che il dipendente sente dentro di sé è continuamente alimentato dal rapporto di dipendenza affettiva.
È come dire: più la mia vita si focalizza su un’unica persona, più sarò terrorizzata di perdere quella persona, perché perderla in qualche modo vuol dire perdere tutta la mia intera vita.
Come è possibile rompere questo copione?
Il dipendente affettivo purtroppo non ha nessuna stima in sé stesso e nelle proprie capacità e questo contribuisce ad aumentare il potere del narcisista, le cui attenzioni sono l’unica cosa che lo fanno sentire speciale e di valore.
Può interrompere questo sentimento di dipendenza così forte proprio iniziando a dare valore a sé, a quello che pensa, a ciò che desidera e che vorrebbe fare. Altro problema da scardinare è la paura di essere abbandonati che è alla base di questo copione malsano.
“Avevo paura che se fossi uscito con gli amici lei avrebbe pensato che io non l’amavo abbastanza. A volte me lo ha anche detto, se preferisci uscire con loro allora puoi fare a meno di me, non mi ami veramente.”
Queste non sono frasi d’amore, ma sono frasi manipolatorie, che è necessario imparare a riconoscere. Queste frasi hanno l’obiettivo di indurre senso di colpa nel “dipendente” che ha la colpa di aver sentito il desiderio di coltivare qualcosa senza l’amato.
Ecco che quindi il dipendente sotto il peso della paura è del senso di colpa si piega e prende le forme dei desideri dell’amato “Sarò come tu mi vuoi basta che non mi lasci”.
Mettere in dubbio questa forma di amore è il primo passo. L’amore quello vero è un sentimento generoso di affetto che si nutre del bene dell’altro, se io amo qualcuno voglio il suo bene e posso tollerare che si allontani da me sapendo che quando ritornerà condividerà quella soddisfazione e questo ci renderà ancora più ricchi e forti.
Una volta messo in discussione questa forma di amore è importante lavorare sul senso di vuoto che si avverte nel momento in cui l’amante si allontana o minaccia di allontanarsi.
La paura molte volte può lasciare pietrificati e dà la sensazione di non essere in grado di muoverci. Ma se iniziamo a riconoscere e a coltivare le nostre risorse quel vuoto esistenziale inizierà a riempirsi di auto-stima. È necessario che diventi importante anche quello che penso io, quello che io sento, quello che io desidero fare a prescindere dal mio partner.
La dipendenza affettiva può essere metaforicamente rappresentata da uno zoppo che si appoggia totalmente a un altro per camminare. È ovvio che sia spaventato che l’altro se ne vada con il rischio di cadere in terra. Ma solo correndo tale rischio lo zoppo potrebbe scoprire che in realtà le sue gambe lo sostengono perfettamente e può camminare anche da solo. Un rapporto d’amore sano può essere visto come due persone che sono entrambe in grado di camminare, ma che scelgono di farlo una accanto all’altro, mano nella mano, offrendosi sostegno e calibrando il passo l’uno con l’altro per il piacere di fare il viaggio insieme.