Sopravvivere all’amore finito e ricominciare
Articolo scritto per ambasciator.it
Link: articolo | Data: 7 Ottobre 2020
Sopravvivere all’amore finito e ricominciare
Elaborazione del lutto nelle separazioni amorose: sopravvivere all’amore finito e ricominciare
“Ci siamo lasciati, ora ho paura di affrontare questo mondo da solo”: si può sopravvivere all’amore finito e ricominciare?
Vuoto allo stomaco, peso sul petto, mancanza di appetito, insonnia, non sono sintomi di un attacco di panico o di una depressione patologica ma le conseguenze psicofisiche a una dolorosa separazione.
“Il nostro amore è finito, ma non riesco a superarlo”
“Non posso credere che dopo tanti anni insieme tutto sia finito improvvisamente”
Chiudere una relazione, separarsi da una persona amata e proseguire ognuno per la propria strada può essere una delle cose più difficili da affrontare.
Chiaramente non tutti i rapporti sono uguali, quindi più è stato importante e significativo quel legame per noi, maggiore sarà la difficoltà ad accettarne la fine.
Quando una coppia si innamora si ha la sensazione che quel sentimento sarà per sempre, che sia unico e speciale e che tutto quello che si stava cercando in una relazione è stato finalmente trovato.
I due innamorati fanno sogni e progetti, ci si immagina il futuro insieme e le difficoltà non sono minimamente contemplate.
L’idealizzazione dura poco
Ma come mai un amore così coinvolgente e speciale può finire?
Si può sopravvivere all’amore finito e ricominciare?
Dopo la prima fase di innamoramento i due amanti che fino a quel momento hanno vissuto un processo fisiologico di idealizzazione reciproca, in cui quindi si è totalmente concentrati e abbagliati dai lati positivi l’uno dall’altro, iniziano gradualmente ad allargare il loro sguardo, sul partner e sul mondo circostante. Uscendo dalla simbiosi emergono anche altri aspetti della persona amata, a cui non si era dato tanto peso fino a quel momento.
La conoscenza reciproca richiede tempo e condivisone, e ciò che all’inizio poteva sembrare poco fastidioso e irrilevante dell’altro, nel tempo può assumere un peso diverso.
Quindi lo stato di simbiosi iniziale che vive la coppia si trasforma, l’altro non è più l’unica cosa di cui si ha bisogno. In realtà questo è un processo sano e naturale che si chiama disillusione, vedo l’altro per quello che è realmente con le sue risorse e i suoi limiti.
Se la coppia supera questo momento e ci si può accogliere nonostante i limiti, allora l’iniziale sentimento di innamoramento si trasforma in una scelta consapevole dell’altro e quindi in un amore maturo.
Non sei la persona per me
La conoscenza più completa a volte però può anche fare emergere la triste, ma reale consapevolezza che quella non è la persona per noi.
Ad esempio si prende visione che le differenze superano nettamente le somiglianze e che invece di rappresentare un arricchimento per la coppia sono solo motivo di conflitto e frustrazione.
Si vede chi è veramente quella persona in maniera più realistica e che rapporto si è costruito. Ci si può accorge che si desiderano cose diverse e che si hanno necessità differenti, troppo discordanti per immaginare un percorso di vita insieme.
Lo shock della fine e la negazione:
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La difficoltà sta nel fatto che non sempre questa disillusione è vissuta da entrambi gli amanti contemporaneamente. Spesso solo uno dei due inizia a mostrare per primo dei dubbi.
Per questo molte persone vivono la chiusura di un rapporto con un sentimento iniziale di sorpresa e negazione.
“Non riesco a crederci, non riesco a capire perché, com’è possibile che tutto sia finito, che non senta più nulla per me”.
La negazione è la prima fase dell’elaborazione del lutto identificata da Elisabeth Kubler-Ross (1981). Non spaventiamoci della parola lutto, essa sta ad indicare la separazione da una persona amata, che si tratti di una perdita reale o fantasmatica.
La rottura può essere così improvvisa e inaspettata che all’inizio si può avere un’estrema difficoltà a realizzare quanto avvenuto.
È come uno shock, ci vuole un po’ di tempo per mettere a fuoco l’accaduto ed elaborare il dolore. In questa fase si pensa in continuazione a quello che è successo, ci si chiede se si sono commessi degli errori e se si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare la tragica fine.
Il sentimento è di profondo disorientamento e confusione.
Elaborazione del lutto:
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Gradualmente l’elaborazione attraversa le successive fasi: la rabbia, il patteggiamento, l’accettazione, la depressione, fino alla costruzione di un nuovo equilibrio personale. I tempi di questo processo sono del tutto soggettivi, cambiano da persona a persona.
Per facilitare l’elaborazione è prima di tutto molto importante non sentirsi sbagliati perché si sta soffrendo. Molto spesso ci arrabbiamo con noi stessi per il dolore che si sta provando, pretendiamo che le cose ci scivolino addosso senza impatto emotivo. Questo perché la tristezza, il senso di solitudine e la paura ci fanno sentire fragili e indifesi e questi sono sentimenti che tendenzialmente giudichiamo come inadeguati. Non ci piace sentirci fragili e così ci arrabbiamo con noi stessi, come a spronarci da soli a reagire più velocemente.
Tendiamo a giudicare il dolore e ad averne paura immaginando che possa non avere mai fine, ma in questo caso è l’indice che quel legame è stato importante e che si ha amato. È del tutto normale che ora si soffra per la sua mancanza. Arrabbiarsi perché si sta’ male non velocizza i tempi di ripresa, contribuisce solo a farci sentire sbagliati.
Ripartire da sé stessi
Ma cosa si può fare allora per facilitare l’elaborazione del lutto?
Sopravvivere all’amore finito e ricominciare
Per quanto tremendo questo momento di crisi può essere visto come un’opportunità di crescita, questa può essere l’occasione per fermarsi un attimo e chiedersi quali siano i propri bisogni, cosa si desideri in una relazione e soprattutto che ruolo tendo a ricoprire in un rapporto di coppia? Mi fa stare bene? Che cosa ho sacrificato di me in nome dell’amore? C’è qualcosa che mi piaceva e che non ho più fatto?
C’è qualcosa che invece non ho mai fatto perché ho messo in secondo piano me stesso rispetto all’amore?
La crisi come opportunità di crescita
I momenti di crisi possono essere grandi opportunità di crescita personale e la prima cosa è ripartire da sé stessi, mettersi al centro della propria attenzione e provare ad ascoltarsi e ad osservarsi con nuovi occhi e orecchie.
Quando i rapporti finiscono lasciano sempre una ferita e a volte anche un sentimento di insicurezza personale, quindi ricominciare a piccoli passi da sé stessi è l’unica vera medicina per recuperare la serenità, la fiducia personale e salutare il passato. Solo una visione positiva si sé stessi può farci aprire a nuove esperienze e quindi anche a futuri amori.
In questo processo può essere di grande aiuto farsi accompagnare da uno psicologo che ci affianchi nell’elaborazione del lutto e ci accompagni in un processo di crescita personale. La ricerca di un nuovo equilibrio implica necessariamente l’esplorazione delle proprie emozioni, cosa non sempre semplice da soli.
Avere accanto un esperto che ci guidi tra la paura, la rabbia e la tristezza può aiutarci a recuperare più velocemente la tranquillità e a costruire la strada migliore per noi.