Cos’è il Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Mangiare tanto e frettolosamente non è sempre attribuibile alla golosità, alla base possono esserci specifiche dinamiche emotive disfunzionali

Sempre più attenzione è rivolta all’alimentazione e alla salute, questo perché siamo un popolo amante dei piaceri della tavola e della buona compagnia, ma è anche purtroppo vero che cresce continuamente il numero delle persone affette da patologie dovute a scorrette abitudini alimentari. Il campo diagnostico dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) è ampio e complesso, le alterazioni comportamentali più conosciute dalla cultura comune sono l’Anoressia Nervosa e  la Bulimia Nervosa, ma oltre a  queste problematiche oggi è sempre più probabile sentire anche parlare del Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Desorder (BED). Il DSM V riporta tra i suoi criteri diagnostici la presenza ricorrente di crisi bulimiche senza il ricorso a comportamenti di compensazione per la gestione del peso e la sensazione di perdere il controllo prima e durante l’episodio bulimico.
Questa sindrome si caratterizza per i suoi attacchi di fame incontrollata che assumono la forma di vere e proprie “abbuffate”, vale a dire ingerire una grande quantità di cibo in un tempo breve (ad esempio 2 ore), le quali possono ripetersi anche più volte a settimana.
Tipiche di questo comportamento alimentare sono l’impulsività e l’emotività, il che vuol dire che le dinamiche sottostanti sono di natura psicologica e non fisiologica, infatti le persone con disturbo da alimentazione incontrollata spesso presentano anche disturbi dell’umore e disturbi d’ansia.
Normalmente quando l’organismo si trova ad aver bruciato una certa quantità di energia induce un senso di fame nella persona così che tramite l’ingerimento di cibo possa recuperare quell’apporto calorico perduto. In questo caso al termine del pasto è normale avvertire un piacevole senso di sazietà e appagamento. Ben diverso è un comportamento alimentare smisurato, che non nasce come normale risposta alla fame, ma da esigenze di altra natura.
La qualità della vita è purtroppo disturbata da un’ossessione costante per il cibo con il quale si vive un rapporto profondamente ambivalente di amore ed odio, affiancato da una costante preoccupazione di ingrassare che a volte può anche condizionare la vita sociale e lavorativa. Anche il rapporto con il proprio corpo è vissuto con disagio, non solo perché in questi casi è spesso presente un’alterazione della propria immagine corporea, ma anche perché la persona non è più in grado di individuare e ascoltare i reali bisogni di fame e sazietà dell’organismo.
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è caratterizzato da abbuffate improvvise che impulsivamente portano a mangiare qualsiasi cosa, in grandi quantità e in un tempo relativamente breve che terminano solo quando si ha la sgradevole sensazione di “esplodere”. In questi casi il mangiare incontrollato non avviene in risposta a necessità fisiologiche di tutela e mantenimento  dell’organismo, bensì su necessità psicologiche ed emotive, di cui la persona spesso non è consapevole.
Lo scopo che si cela dietro questo comportamento disfunzionale quindi non è più nutrirsi, ma mangiare qualcosa che prenda il posto, schiacci, allontani, distragga da un vissuto emotivo doloroso e spiacevole, troppo frustrante per poterlo sopportare senza “qualcosa di buono” che ne mitighi l’intensità. Le emozioni scatenanti possono essere molteplici, ad esempio rabbia, insicurezza, ansia, delusione, auto-svalutazione, solitudine, tristezza, vergogna e molte altre ancora. Inizialmente l’abboffata sopperisce a tali vissuti sostituendoli con un senso di piacere e appagamento, ma in realtà questo effetto fa presto a svanire lasciando il posto a un grande senso di colpa e impotenza.
Un percorso psicoterapeutico si rivela molto utile per la persona che soffre di questa difficoltà alimentare perché può essere d’aiuto su molti fronti, come riprendere il controllo sul proprio peso, apprendere strategie di gestione della fame, recuperare un rapporto pacifico con il proprio corpo e imparare ad interpretarne il linguaggio. Soprattutto il lavoro psicoterapeutico guida la persona ad approfondire i vissuti emotivi sottostanti le abbuffate e lo aiuta a sviluppare una nuova gestione di queste emozioni frustranti, così che possano rappresentare una risorsa vitale e non un nemico fastidioso dal quale fuggire.

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